31 luglio 2011

LE STATUE DI CARLO GIUSEPPE PLURA





LE STATUE DI CARLO GIUSEPPE PLURA


1694 Stefano Maria Legnani dava avvio
alla decorazione della volta e i dipinti da tre passavano a
cinque per salire ulteriormente di numero negli anni seguenti. .Nel 1704 l’esordiente intagliatore Carlo Giuseppe Plura veniva incaricato per eseguire gli arabeschi ed i festoni attorno alla fascia del cornicione dei banchi della giunta
Occorse pochissimo tempo, per dimostrare che l'intervento - anche se limitato - era piaciuto, ed il 28 ottobre 1707 l'inventario della Congregazione menziona “ una grande statua di S. Agostino di legno marmorizato, accompagnata d'un Angelo che porta il motto Adoratur a magis, timetur a malis" collocata sopra una delle finistre grandi della Congregazione. E sono pure elencati, di seguito, cinque piedestalli grandi e dieci piccoli di legno posti sopra cinque di dette finestre con fondo bianco, ed ornamenti dorati.
.Dall’ottobre dell’anno 1708 all’ottobre del 1715 gli inventari riportano l’ambiente dotato delle rimanenti cinque statute scolpite in questo periodo e la loro ubicazione nella Cappella. Premesso che sinistra e destra sono da intendersi dando le spalle all’altare, il criterio distributivo é il seguente:

1) - prima finestra a sinistra : S. Agostino
2) - prima finestra a destra : S. Ambrogio
3) - seconda finestra a sinistra : S. Leone
4) - seconda finestra a destra : S. Gregorio
5) - terza finestra a sinistra: S. Gerolamo
6) - terza finestra a destra : S. Giovanni Crisostomo

Come in un'azione teatrale a lungo preparata e per la quale s'erano laboriosamente avvicendati architetti, decoratori, scenografi, gli attori venivano a occupare con solennità la ribalta. L'effetto di quelle sei presenze, alte più del naturale, marmorizzate nello spazioso ambiente aveva la funzione di affiancare agli affreschi ed alle tele, la volumetria di forme tridimensionali, alludenti alla perennità ed alla potenza del Divino.
Chi, anni addietro, ha studiato in più riprese la scultura piemontese ed in ed in particolare Luigi Mallé, é stato sviato a lungo da una specie d'inganno ottico. Infatti nella prima delle sue «Arti figurative in Piemonte» (1960) il Mallè nota che le sei statue dei padri della Chiesa, in legno verniciato di bianco, alla Cappella della Congregazione dei mercanti, tarde, prossime al 1737, sono il tentativo piú spinto sul piano del barocco «ufficiale» d'ascendenza romana.
I nostri inventari attestano invece che il Plura ha scolpito le sei statue in un periodo ben precedente.

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